RIABILITAZIONE
– L’attività fisica e il Parkinson
– Le priorità nella cura della malattia di Parkinson
– L’attività fisica nel Parkinson
– Domanda: la fisioterapia fa bene al malato parkinsoniano?
– Sto bene con la fisioterapia. Parola di malato
– Come superare le scuse per non muoversi
– Esercizi per mantenere agili le mani
– Il Nordic walking: la camminata con il bastoncino
– Perche’ il nordic walking e’ utile al malato parkinsoniano
– Il Tai chi chuan: e’ una disciplina utile per il malato di Parkinson
– I benefici del Tai Chi Chuan nel Parkinson
– Wii Sports è il videogioco più venduto della storia
– Tina: Mi diverto giocando a Wii Sports, mi rende anche felice
– Wii Sports, una divertente terapia riabilitativa per il Parkinson
– La tecnologia più avanzata: il Wii Fit
– Una palestra virtuale
– Una ricerca della Fondazione Santa Lucia di Roma rivela progressi nell’equilibrio dei pazienti
L’ATTIVITA’ FISICA E IL PARKINSON
Per il malato di Parkinson l’importante è muoversi. Sempre più studi confermano che l’attività fisica (esercizi fisici, danza, arti marziali…) è importante per le persone affette dalla malattia di Parkinson. Il movimento aiuta i malati a mantenere l’equilibrio, a migliorare il tono muscolare, a ridurre il rischio di cadute. Nella malattia di Parkinson l’attività motoria associata ad una adeguata terapia farmacologica può ritenersi uno strumento importante a disposizione del paziente per combattere le conseguenze di questa malattia. L’attività fisica, effettuata regolarmente, tende a ridurre alcuni dei sintomi della malattia di Parkinson. L’esercizio fisico a livello muscolare può aiutare le persone affette da questa patologia ad esercitare un maggiore controllo su tutti i distretti muscolari. Infatti, aumentando la forza nei muscoli deficitari e migliorando l’estensibilità muscolare nel suo insieme, si facilita il movimento nella sua globalità. L’esercizio fisico potrebbe quindi avere un ruolo rilevante nel ritardare la progressione della malattia, alcuni studi scientifici hanno evidenziato che i malati parkinsoniani che effettuano regolarmente l’attività fisica tendono a stare meglio di coloro che non la effettuano.
Quali esercizi vanno bene per la malattia di Parkinson?
Gli esercizi adatti per una persona con Parkinson devono concentrarsi principalmente su tre aree:
– flessibilità e allungamento
– aerobica (che richiede uno sforzo moderato per un periodo di tempo prolungato, almeno 20 minuti)
– resistenza o allenamento del tono muscolare
Esistono molti tipi diversi di esercizi che coinvolgono tutte e tre queste are, tra cui:
– Pilates
– Tai chi chuan
– Boxe no contact
– Danzaterapia
PILATES
La tecnica motoria Pilates è una forma di esercizio fisico che combina stretching e yoga. Secondo la Parkinson’s Disease Society, nonostante non vi siano numerose evidenze scientifiche sui benefici del Pilates, il metodo Pilates può essere un’ottima terapia per la cura dei malati parkinsoniani, complementare ai farmaci e ai trattamenti tradizionali. Questo tipo di attività fisica, attraverso alcuni particolari esercizi adatti alle condizioni dei malati di Parkinson, può portare miglioramenti all’armonia dei movimenti, alla postura, al grado di mobilità delle articolazioni e alla forza muscolare. Risultano, inoltre, in grado di agire positivamente sulle capacità di coordinazione, sull’equilibrio, sulla rigidità muscolare e articolare. Questo avviene grazie all’esecuzione contemporanea di movimenti di più parti del corpo, in un alternarsi di contrazioni e stiramenti che coinvolgono un gran numero di muscoli simultaneamente. Il metodo Pilates può contribuire a migliorare anche il senso di affaticamento e la depressione, altri effetti collaterali della malattia di Parkinson. Questa tipologia di attività fisica contribuisce al benessere della persona nella sua globalità.
TAI CHI CHUAN
Vari studi hanno segnalato che il Tai Chi Chuan, arte marziale cinese dolce, aiuta a migliorare l’equilibrio, il tono muscolare e di conseguenza a prevenire le cadute.
Il Tai Chi Chuan ha come fondamento:
– la ricerca dell’equilibrio sia fisico che mentale
– l’attenzione e la concentrazione sui singoli movimenti necessari a creare quelle che vengono definite “FIGURE” che sono posture fisse
– la progressione gerarchica della complessità delle diverse figure che vengono messe in sequenza in modo lento ed armonioso, chiedono sempre attenzione e concentrazione su ogni singolo movimento. Queste caratteristiche rendono la tecnica particolarmente utile per le persone con malattia di Parkinson in quanto il deficit attentivo, è alla base di disturbi di postura e di equilibrio oltre che di motricità globale in questa malattia.
I risultati di un recente studio effettuato dall’Ospedale Il San Raffaele Cassiano con la collaborazione del Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano per verificare l’efficacia dell’allenamento motorio con il Tai Chi Chuan in pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, indicano chiaramente un miglioramento delle performance motorie globali, una riduzione delle cadute ed un miglioramento della percezione soggettiva del benessere psicofisico oltre che di altri dati relativi alle scale di valutazione sulla qualità della vita.
BOXE NO CONTACT
Anche la boxe no contact, che offre l’emozione di salire sul ring, è utilizzata per i malati di Parkinson come attività motoria. La boxe è ritenuto uno degli sport più completi. Da uno studio dell’Università di Indianapolis del 2011, pubblicato su Physical Therapy, emerge che un allenamento di boxe di non contatto migliora la qualità di vita di pazienti affetti dalla malattia di Parkinson anche di grado medio-grave, con benefici risultati duraturi. I dati presentati da un’altra recente ricerca della Mayo Clinic Connect, hanno evidenziato l’utilità di un esercizio energico, di tipo aerobico, come la boxe no contact per i malati parkinsoniani. Praticando questa disciplina regolarmente, il malato sviluppa una maggiore coordinazione dei movimenti, soprattutto tra braccia e gambe, migliora il cammino e l’equilibrio. La boxe, oltre ai vantaggi fisici dovuti a un allenamento continuo, ha inoltre effetti positivi sull’umore.
Il paziente si allena divertendosi: gli esercizi diventano quasi un gioco e durante la lezione quasi si dimentica la malattia, sentendosi inserito in una palestra frequentata da tanti atleti. La boxe aiuta quindi a contrastare la depressione e talune persone hanno registrato anche miglioramenti dal punto di vista cognitivo. Non è necessaria alcuna esperienza di boxe e persone di tutte le età possono praticarla.
IL BALLO: più equilibrio e benessere con la danza
Il ballo migliora lo stato dell’umore, costringendo il malato a prepararsi, ad uscire ed a interagire con altre persone. E poi ci sono il ritmo, i passi, i tempi della musica e della danza: tutto questo aiuta a fortificare la ‘memoria procedurale’ che consente all’individuo di ricordare abilità anche se non le ha più praticate da anni (esempio: ballare un walzer). I malati di Parkinson, infatti, perdono la motilità automatica (che rappresenta l’80% circa della motilità generale) e devono quindi ‘volere’ ogni singolo movimento. La fisioterapia per loro è necessaria e va effettuata per quasi un’ora al giorno. Ma purtroppo è un po’ noiosa e il ballo è un’ottima alternativa, altrettanto efficace ma più divertente.
NORDIC WALKING
Il Nordic Walking si trova una perfetta sintonia con i programmi di fisioterapia idonei per il malato parkinsoniano. E’ una forma di ginnastica mirata a contrastare la malattia di Parkinson. I benefici della disciplina agiscono positivamente sullo stato motorio del malato. Vanno infatti ad agire sulle difficoltà motorie causate dalla malattia tra cui la ridotta mobilità articolare, l’andatura a piccoli passi, la postura flessa con baricentro in avanti, pochissima escursione delle braccia, la difficoltà di coordinazione (atteggiamento camptocormico). L’utilizzo dei bastoncini aiuta la persona ad avere maggiore sicurezza nella camminata, migliorando l’equilibrio, la postura e fin da subito aiuta ad aumentare l’ampiezza della falcata e la conseguente ampiezza di oscillazione delle braccia.
Oltre a questo il Nordic Walking offre un continuo stimolo ed esercizio per la coordinazione motoria. La ginnastica fatta camminando, se la tecnica seguita è corretta, permette un coinvolgimento muscolare del busto aiutando a recuperare una postura eretta e la stabilità centrale del corpo. Determinazione e costanza nella pratica del Nordic Walking possono portare a ottimi risultati non solo fisicamente ma anche sul piano psicologico.
A VELA CON IL PARKINSON
Sail4Parkinson è un progetto riabilitativo, rivolto alle persone affette dalla malattia di Parkinson, finanziato dall’Assessorato allo sport della Regione Puglia, che ha lo scopo di affiancare alle cure tradizionali e farmacologiche, lo stimolo fisico, emozionale e psicologico che proviene dal contatto col mare e con la navigazione a vela utile a rinforzare le difese ed a migliorare lo stato psicofisico di ogni paziente. La fusione tra le attività sportive riabilitative classiche e alternative, consente ai pazienti un rapido recupero di abilità ed attività apparentemente sopite e/o dimenticate ed una presa di coscienza delle proprie reali capacità. Dal punto di vista clinico, i pazienti partecipanti hanno mostrato un miglioramento delle proprie capacità motorie e di svariati sintomi non motori, quali il sonno, la stitichezza, la sonnolenza diurna e la fatica, il dolore, l’ansia e la depressione.
www.nordicwalkingsalute.it www.epda.eu.com www.parkinzone.org
Lo schema sotto riportato illustra sinteticamente le priorità da seguire nel trattamento del malato parkinsoniano
La cura della malattia di Parkinson non può prescindere dall’approccio farmacologico, ma è fondamentale che nella gestione della malattia rientri anche il trattamento riabilitativo.
Come documentato dalla letteratura negli ultimi dieci anni, l’esercizio fisico è un importante complemento per il paziente affetto dalla malattia di Parkinson ed ha effetti positivi sulla mobilità e sull’umore, migliorandone la qualità della vita. L’obiettivo della attività motoria, senza trascurare la respirazione ed il linguaggio, supplendo ai deficit motori, consiste nella ricerca di strategie di movimento per consentire al paziente il raggiungimento del maggior grado possibile di autonomia. Il trattamento riabilitativo si differenzia a seconda dello stadio evolutivo della patologia e dei sintomi prevalenti del soggetto.
Un buon programma riabilitativo deve: contenere esercizi mirati alla compensazione dei disturbi maggiormente disabilitanti (bradicinesia, instabilità posturale, rigidità); fornire consigli riguardanti la gestione della vita quotidiana; prevenire la progressione dei danni secondari della malattia, cioè delle problematiche non direttamente causate dalla patologia primaria, ma conseguenti alla riduzione del movimento e dell’attività fisica generale nonché dei contatti sociali, ecc… Per esempio, per contrastare la rigidità si utilizzano approcci che comprendono: presa di coscienza, esercizi respiratori favorenti il rilassamento, esercizi di allungamento muscolare, correzione della postura (con attenzione alle asimmetrie), mobilizzazione passiva, automobilizzazione e mobilizzazione attiva, svincolo dei cingoli (rotazione in direzione opposta di spalle e bacino)…
Per limitare la bradicinesia (rallentamento dei movimenti), si usano stimoli acustici, stimoli visivi, verbalizzazione (auto-verbalizzazione), strategie per il controllo del freezing…
Per migliorare o mantenere l’equilibrio si propongono situazioni terapeutiche di marcia con stop, cambi di direzione, vari tipi di cammino (laterale, indietro), sbilanciamenti controllati taccopunta, riabilitazione propriocettiva, risalite, half kneeling (posizione asimmetrica in ginocchio)…
Per stimolare i movimenti di precisione delle mani si esercitano e si consigliano a domicilio attività quali la preparazione del cibo, il bricolage, il lavoro a maglia o all’uncinetto, la scrittura, ecc.Tutto ciò non va generalizzato poiché, essendo ogni paziente diverso dall’altro, il trattamento fisioterapico deve essere personalizzato su quel soggetto, valutato nel suo insieme, individuandone le difficoltà ed i bisogni soggettivi ma, al fine di mantenere al meglio i risultati conseguiti, va anche ribadita l’importanza di un auto-trattamento quotidiano da eseguire al proprio domicilio (sfruttando il materiale normalmente presente in tutte le abitazioni) nei periodi di tempo intercorrenti fra i cicli di fisioterapia effettuati in un centro specialistico con la supervisione del fisioterapista.
Attualmente l’attività motoria, associata ad un’adeguata terapia farmacologica, può ritenersi uno strumento importante a disposizione del paziente per combattere la malattia di Parkinson e la sua natura degenerativa.
Oltre a tutelare complessivamente la salute fisica e psichica ed il benessere della persona, l’attività fisica, effettuata regolarmente, tende a ridurre alcuni dei sintomi primari e secondari della malattia di Parkinson. Sebbene l’esercizio fisico non sia una cura di per sé, a livello muscolare può aiutare le persone affette da questa patologia ad esercitare un maggiore controllo su tutti i distretti muscolari perché, aumentando la forza nei muscoli deficitari e migliorando l’estensibilità muscolare nel suo insieme, si facilita il movimento nella sua globalità.
Mentre è ancora oggetto di studio il ruolo preciso che l’esercizio fisico potrebbe avere nel ritardare la progressione della malattia, i risultati di taluni studi evidenziano che i malati parkinsoniani che effettuano regolarmente l’attività fisica tendono a stare meglio di coloro che non la effettuano. Quando si tratta di praticare l’attività motoria, essere più giovani ha i suoi vantaggi. I malati più giovani sono generalmente più forti ed in grado di gestire meglio un programma di esercizi fisici in modo regolare e costante nel tempo.
Prima di tutto è essenziale scegliere il tipo di esercizio più adatto alla propria persona e alle proprie condizioni di salute.
L’attività fisica da praticare, può essere la più varia:
– chinesi (attiva o attiva assistita o passiva) mirata alla soluzione dei problemi del paziente;
– camminare, andare in bicicletta, andare a cavallo, nuotare, praticare il nordic walking, il tai chi o lo yoga ecc…
Perché possa aiutare a gestire meglio la malattia di Parkinson la pratica fisica prescelta deve essere in grado di mantenere nella persona:
1. la forza fisica aumentandone la resistenza agli sforzi ed il controllo muscolare;
2. l’equilibrio;
3. la flessibilità del corpo;
4. la correzione della postura.
Prima di iniziare un nuovo programma di esercizi fisici è sempre bene chiedere il parere del medico e del fisioterapista per evitare il verificarsi di lesioni muscolari da esercizio fisico troppo intenso (strappi, contrattura, stiramento…).
Risposta
Certamente. Studi clinici dimostrano che l’attività motoria influisce positivamente oltre che sulle performance motorie del malato parkinsoniano anche su un altro sintomo molto comune nel Parkinson: la depressione.
Il movimento quindi migliora sia la depressione, sia la motricità. L’attività motoria ha un ottimo razionale anche dal punto di vista neurobiochimico poiché aumenta le endorfine che sono dei neuromediatori che influiscono sul piacere, sulla contentezza. Ha quindi un’azione positiva sull’umore, dà beneficio alle articolazioni migliorandone la mobilità e inoltre giova anche al sistema cardio-vascolare.
La ginnastica, però, dovremmo farla tutti.
Dr. Augusto Scaglioni
Neurologo
Sportello Parkinson Parma
Mi diverto ad eseguire tutti i giorni esercizi fisici. Vi dedico un quarto d’ora al mattino, dopo la prima assunzione dei farmaci antiparkinson e, poi, un altro quarto d’ora nel pomeriggio. Con il tempo è diventata una buona abitudine come quella di lavarsi i denti o di leggere il giornale. Complessivamente, per circa trenta minuti al giorno effettuo esercizi che possono essere di allungamento muscolare o di respirazione oppure per l’equilibrio e per rinforzare la muscolatura. Il programma di esercizi che seguo è stato predisposto dalla fisioterapista dopo che ha valutato le mie difficoltà motorie. Dei numerosi esercizi previsti nel programma ne scelgo, di volta in volta, alcuni che effettuo il mattino e la sera con grande concentrazione ed impegno. Ogni tanto, secondo come mi sento, tralascio un esercizio che presenta più difficoltà e lo sostituisco con un altro più semplice e meno faticoso. In questi ultimi anni, però, mi è capitato solamente pochissime volte di rinunciare del tutto al mio “allenamento” quotidiano anche se talvolta mi costa molto fatica, specialmente nelle giornate “no”. So perfettamente quanto è alto il prezzo che devo pagare nei giorni successivi se sono inattivo: mi sento meno mobile e, come se non bastasse, dormo anche meno.
La consapevolezza dei maggiori problemi che avrei se non effettuassi regolarmente gli esercizi motori, mi dà la giusta spinta per continuare a farli giornalmente, secondo il programma fisioterapico, anche nelle giornate dominate da una maggiore pigrizia. Durante le sedute di riabilitazione motoria che eseguo almeno due volte l’anno, la fisioterapista controlla, completa e modifica il programma d’esercizi fisici e ne corregge l’esecuzione e ciò mi aiuta ad apprendere meglio i corretti movimenti.
E’ molto importante infatti che gli esercizi motori siano adattati alle problematiche fisiche della persona, altrimenti si rischierebbe di sprecare inutilmente tanta energia.
Mia moglie è stata ben istruita dalla fisioterapista così è in grado di controllare se, a casa, eseguo correttamente gli esercizi fisici. Inoltre, mi incoraggia sempre a non trascurarli sostenendo la loro importanza per preservare al meglio il benessere fisico e l’equilibrio psicologico.
Sono riuscito così a mantenermi, nonostante i quindici anni di Parkinson, in buone condizioni fisiche che mi permettono ancora di continuare la mia professione d’idraulico anche se giornalmente lavoro poche ore. Tengo molto al lavoro e ai contatti sociali, mi danno una sensazione di normalità che dà un senso alla mia vita.
Giovanni
L’esercizio fisico, moderato e costante, migliora il funzionamento del corpo.
Eppure le scuse per non muoversi sono infinite.
Vediamo come superarle:
NON HO TEMPO
Passate in rassegna le normali attività settimanali e trovate almeno due momenti di circa mezz’ora che potreste usare per muovervi.
Inserite l’esercizio fisico tra le cose da fare ogni giorno, per esempio salite le scale, fate la spesa a piedi, portate fuori il cane.
SONO STANCO. NON HO VOGLIA
Scegliete un’ora del giorno in cui avete più energia e fate in modo che l’attività fisica rientri tra i doveri e i piaceri quotidiani, per esempio andare in bicicletta, dal fornaio o dal giornalaio.
MI FACCIO MALE, NON SONO CAPACE
Dedicatevi ad attività non rischiose, eseguite gli esercizi in base alle vostre condizioni di salute personali. Praticate un’attività fisica semplice che richiede solo attenzione, per esempio camminare, correre, nuotare.
NON HO SOLDI DA SPENDERE
A volte serve un minimo di spesa per l’equipaggiamento.
Fate esercizio nei parchi, nei giardini pubblici, nelle palestre comunali o convenzionate e nelle piscine pubbliche.
Schiacciare fra le due mani una pallina di spugna, prima lentamente e poi sempre con maggiore forza
Rotolare una pallina con due dita della mano sinistra e un’altra con due della mano destra (usando prima pollici e indici, poi medi e anulari).
Stringere con tutta la forza che si ha una pallina da tennis nel palmo della mano per 5 secondi. Ripetere poi con l’altra mano.
Flettere la mano sinistra verso l’interno aiutandosi con l’altra mano. Rimanere nella posizione di massima flessione per 8 secondi, quindi cambiare mano. Il gomito della mano flessa deve essere tenuto vicino al busto.
Intrecciare le mani lasciando liberi i pollici, che vanno premuti fortemente l’uno contro l’altro più volte per pochi secondi. Aumentare via via il tempo di contatto e la forza di pressione.
Premere più volte una mano contro l’altra tenendo i palmi piatti e tutte le dita (pollice compreso) ben unite.
Premere l’unghia dell’indice contro il polpastrello del pollice della stessa mano.
Flettere l’indice della mano sinistra verso il dorso e, aiutandosi con l’al-tra mano, tenerlo nella posizione di massima flessione per 8 secondi.
Ripetere questi due ultimi esercizi con tutte le dita e poi cambiare mano.
Il Nordic Walking è una disciplina di sport e benessere che si pratica all’aria aperta nata molti anni fa dall’idea degli sciatori fondisti finlandesi che la utilizzavano per i loro allenamenti estivi.
E’ un’attività dolce che tonifica la muscolatura, che è attenta a salvaguardare la corretta postura del nostro corpo, che non affatica le articolazioni e che può essere praticata da chiunque a qualunque età.
La tecnica della camminata nordica è “semplicemente” un inserimento dei bastoni nella camminata normale e naturale.
La tecnica dell’utilizzo dei bastoni è simile a quella dello sci da fondo classico (passo alternato): il bastone viene appoggiato al terreno in corrispon-denza della proiezione del baricentro del corpo.
L’appoggio del bastone sul terreno permette una notevole riduzione del carico delle articolazioni delle ginocchia, delle caviglie e delle anche.
Applicando la tecnica corretta, si riesce a coinvolgere gran parte della musco-latura corporea rendendo la camminata nordica una forma di allenamen-to aerobico di grande efficacia.
Come lo sci da fondo anche questo sport è un ottimo allenamento cardio-vascolare e l’esercizio regolare migliora considerevolmente le prestazioni del cuore e dei polmoni, oltre a tonificare e rinforzare la muscolatura di tutto il corpo.
L’insegnamento della tecnica della camminata nordica moderna, oltre a far apprendere un corretto utilizzo dei bastoni, consente anche il recupero della naturale camminata senza bastoni, l’assunzione di una postura eretta e della stabilità centrale del corpo, cioè l’utilizzo attivo dei muscoli della schiena e dell’addome.
Un principio fondamentale della disciplina è che tutte le abilità acquisite praticando la camminata nordica devono essere poi trasferite anche nella vita di tutti i giorni.
Nella camminata nordica la possibilità di poter scegliere l’intensità e la difficoltà dei percorsi la rende un’attività idonea per persone di ogni età e in qualsiasi forma fisica, l’alleggerimento dell’impegno a carico delle articolazioni inferiori ne rende adatta la pratica anche a coloro che hanno alcune tipologie di problemi articolari.
Come per qualsiasi disciplina sportiva, anche per il Nordic Walking esiste una tecnica da imparare ed apprendere per poter praticare al meglio questa attività e poter così usufruire di tutti i benefici che questo tipo di movimento comporta.
La tecnica fondamentale del Nordic Walking prende spunto dai movimenti propri dello sci di fondo per la tecnica classica, utilizzando il cosiddetto movimento diagonale e inserendo in modo adeguato l’utilizzazione dei bastoncini.
Il Nordic Walking è una camminata naturale che si avvale della successione fisiologica dei movimenti alternati di braccio e gamba opposti alla quale si aggiunge una spinta efficace con il bastoncino che porta ad ottenere una maggiore lunghezza del passo senza però abbandonare la naturale fluidità del movimento.
Si consiglia a tutti coloro che volessero avvicinarsi a questa attività di iniziare con un istruttore qualificato che possa consentire di apprendere correttamente e facilmente la tecnica appropriata.
Fonte: Wikipedia
Il malato di Parkinson tende ad avere un’andatura a piccoli passi, con la postura flessa ed il baricentro in avanti, con le mani che vengono tenute generalmente all’interno delle anche con pochissima escursione.
Le maggiori difficoltà del parkinsoniano sono: muovere il primo passo, fermarsi, fare dietro-front e passare vicino a degli ostacoli.
L’utilizzo dei bastoncini nella pratica del Nordic Walking (camminata nordica con il bastoncino), oltre a dare una grande sicurezza al paziente, permette da subito di ampliare notevolmente l’escursione delle braccia e di conseguenza anche di allungare il passo mantenendo un saldo equilibrio. Anche la postura viene migliorata mediante l’appoggio del bastoncino.
Dopo pochi metri di camminata la coordinazione e l’equilibrio diventano i veri padroni della situazione.
La tecnica fondamentale del Nordic Walking consiste nella coordinazione alternata braccia-gambe, nell’uso corretto dei bastoncini e nella giusta postura.
I bastoncini si usano in azione di spinta e non di semplice appoggio.
Luoghi ideali per praticare il Nordic Walking possono essere le stradine di campagna, le zone collinari, le zone di montagna dal terreno non troppo impervio e anche le spiagge.
Convivo da 25 anni con la malattia di Parkinson e non mi sono mai arresa nel contrastare i sintomi della malattia. In tutti questi anni con coraggio e determinazione ho affrontato le difficoltà della malattia sempre nell’attesa infinita che venga scoperta una cura definitiva.
La diagnosi di malattia di Parkinson è stata del tutto inaspettata. Rammento che mi recai dal medico per altri motivi ma, dopo alcuni accertamenti, emerse che ero affetta dalla malattia di Parkinson. Avevo solo 42 anni e mi sembrò che la mia vita fosse improvvisamente appesa ad un filo. Come reagii? Mi documentai subito sulla malattia.
Ricordo di essere andata in biblioteca e di aver letto tutto ciò che trovai sulla malattia di Parkinson. Un articolo, in una vecchia enciclopedia, sosteneva che i malati di Parkinson avevano un’aspettativa di vita di cinque anni. In quel momento, a parte il tremore, mi sentivo molto bene. Quindi, leggendo quella affermazione, non sapevo cosa pensare. Mi ripromisi che avrei fatto tutto il possibile per affrontare al meglio questa difficile situazione.
Oggi, a 25 anni di distanza, posso affermare di avercela fatta. Non mi sono lasciata mai abbattere dalle difficoltà e dai problemi causati dalla malattia di Parkinson che a volte rendono il mio corpo come se fosse quasi un estraneo.
Ho cercato nonostante tutto di mantenere il controllo della situazione e ho tenuto la mente focalizzata su un unico obiettivo “vivere bene”.
Quando mi sono ammalata sentivo dire che entro cinque anni si sarebbe trovata la cura giusta per la malattia. Purtroppo, fino ad ora, non è mai successo.
Credo ancora che si possa trovare una cura efficace? Penso proprio di sì. La mia convinzione nasce osservando il maggior numero e la maggiore efficacia dei farmaci anti-parkinson oggi disponibili rispetto a venticinque anni fa. In effetti, questi nuovi farmaci hanno migliorato notevolmente le condizioni di vita del malato parkinsoniano. Questo fa ben sperare per il futuro. Attualmente sto abbastanza bene. La terapia antiparkinson mi permette di essere attiva dalle 7,00 di mattina alle 8,00 di sera, poi vado a dormire. Ho tanta forza d’animo.
La mia risorsa contro la malattia è stata la pratica costante ed assidua del Tai Chi Chuan, una disciplina che seguo da venti anni. Mi ha aiutata moltissimo durante il mio lungo e difficile percorso di malattia. Se 20 anni fa mi avessero detto che avrei trovato così grandi benefici nel Tai Chi Chuan non ci avrei mai creduto. Il Tai Chi Chuan, per chi non lo conosce, è un’arte marziale cinese che consiste nell’esecuzione precisa di movimenti lenti e fluidi. Gli effetti che produce sono quasi incredibili, può migliorare la funzione motoria e l’equilibrio, sembra quasi creata su misura per i malati di Parkinson. La raccomando davvero a tutti. Margherita
La volontà ed il pensiero devono guidare le azioni e i gesti dei malati parkinsoniani.
L’esercizio fisico è generalmente consigliato per i pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, con il Tai Chi Chuan gli esercizi proposti legano l’azione fisica con quella mentale, il Tai Chi Chuan utilizza la mente per controllare i movimenti del corpo.
Il Tai Chi Chuan è un’antica disciplina cinese che già nella sua origine riteneva necessario collegare alla corretta esecuzione del movimento la sua “rappresentazione visiva interna”.
L’immaginazione visiva è utilizzata per contribuire a questa connessione mente-corpo.
L’esercizio si effettua con lo svolgimento all’unisono dei movimenti dell’intero corpo in un’azione che, mentre è fluida e senza blocchi, mantiene allo stesso tempo il proprio equilibrio centrale. In base agli stessi principi, la mente deve rimanere aperta e disponibile evitando di concentrarsi su singoli aspetti, così da percepire il cambiamento ed essere in grado di assecondarlo.
Numerosi studi di neurofisiologia e neuroimmagini hanno dimostrato che esercizi di “motor immagery” facilitano l’esecuzione del movimento volontario in pazienti affetti da malattia di Parkinson. In particolare, i risultati di taluni studi sulla pratica del Tai Chi Chuan indicano chiaramente un miglioramento delle performance motorie globali nei pazienti parkinsoniani che effettuano tale trattamento.
Anche una recente ricerca effettuata sui malati di Parkinson, portata avanti dall’Università di Washington (USA), ha dimostrato notevoli miglioramenti motori nei pazienti sottoposti a tale tecnica.
Il confronto è avvenuto tra due gruppi di pazienti scelti casualmente. Il gruppo sperimentale è stato sottoposto ad un programma di terapia fisica basata sul Tai Chi Chuan (venti sedute della durata di un’ora ciascuna per un periodo in 10-13 settimane), il gruppo di controllo non ha invece praticato nessuna particolare terapia fisica.
Dopo il completamento del programma di Tai Chi Chuan, è stato osservato che il gruppo di controllo non ha mostrato alcun segno di miglioramento, mentre il gruppo sperimentale ha presentato miglioramenti nell’equilibrio, nella capacità di alzarsi, nei punti UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale) e aveva la percezione di un maggior benessere generale. APDALa ricerca con il Tai Chi Chuan di un corretto allineamento posturale, della regolazione del respiro, della ricerca di quiete mentale attraverso tecniche di movimento e di immobilità, migliora la funzione degli organi interni, diminuisce la tensione nei muscoli accumulata per lo stress o cattive abitudini, aumenta le difese del sistema immunitario e la velocità di guarigione da malattie, migliora la capacità di concentrazione e ritarda l’invecchiamento.
Il Wii (come l’inglese ‘we’ = ‘noi’) rappresenta un passo decisivo verso una nuova era nel mondo videoludico. Nel corso degli anni i videogiochi hanno conosciuto sempre più successo ma sono anche diventati man mano più complessi. Con Wii cambia il modo di giocare, portando ai massimi livelli il divertimento e minimizzando invece le difficoltà.
Wii Sports offre differenti esperienze di gioco sportivo utilizzando il telecomando Wii per riprodurre una sensazione di movimento naturale, intuitiva e realistica. Il telecomando Wii è ergonomico ed è assolutamente unico. E’ un modo di giocare istintivo e naturale, si può usarlo effettuando i movimenti quotidiani e diventando così protagonista del gioco. Il telecomando, attraverso dei sensori, rileva i movimenti del braccio della persona trasferendoli nello schermo del computer e muove il personaggio sullo schermo. E’ il dispositivo di gioco più versatile mai creato.
Nel Tennis, i giocatori afferrano il telecomando Wii come una racchetta vera; il gioco registrerà il dritto, il rovescio, le volée, i lob, gli slice, i top spin, la forza, la velocità e l’angolo in base al movimento del controller. Nel Baseball i giocatori dovranno invece afferrare il telecomando Wii come una mazza da baseball e colpire la palla lanciandola fuori campo. Nel Golf dovranno tenere il telecomando Wii come una mazza da golf e colpire la pallina per farla volare fino alle buche, nel prato.
Nel Bowling, i giocatori solleveranno il telecomando Wii come una vera palla da bowling, e poi ruoteranno il braccio come per lanciare la palla.
Nel pugilato, usando il controller Nunchuk (che controlla il movimento) ed il telecomando Wii, come due guantoni da pugile, i giocatori potranno schivare, dondolarsi e tirare pugni ai loro avversari.
Questo innovativo telecomando permette quindi di prendere parte virtualmente all’azione rappresentata nel gioco.
I giocatori possono utilizzare le proprie caricature Mii (come in inglese “me”) nel gioco sfidando quelle degli amici per una esperienza di gioco ancora più personalizzata.
Al migliorare dei giocatori, aumenterà il livello di abilità dei loro Mii, così sarà possibile vedere direttamente i loro progressi.
Sia per gli sportivi esperti che per i novellini del campo di gioco, Wii Sports rappresenta un’esperienza che si potrà ripetere tantissime volte.
Ho cinquant’anni e dal 2003 sono affetta dalla malattia di Parkinson. Il disturbo più evidente è un incontrollato tremore all’arto superiore destro. L’anno scorso ho iniziato a giocare a Wii Sports con mio nipote, una o due volte alla settimana ed ho continuato a farlo in modo costante. Quando ho iniziato non riuscivo neanche a colpire la pallina da tennis, ma ora sì e, addirittura, posso controllare i movimenti complessi che il Parkinson rende difficoltoso. L’altro giorno il mio nipotino mi ha lanciato una pallina che ho preso a volo. Non lo avrei mai potuto fare prima. Mi piace veramente giocare a Wii Sports, i giochi sono motivanti e ti consentono di divertirti insieme ai familiari. Da questo gioco ho tratto concreti benefici. Non solo sono migliorata dal punto di vista motorio, ma ha anche contribuito a farmi sentire più attiva e impegnata in famiglia.
E’ bello avere intorno i miei nipotini, quando vengono a trovarmi gli dico: “Venite, facciamo un gioco” e sono felice.
Il Wii Sports è un sistema di giochi che simula lo sport ed altre attività trasferendo i movimenti nello schermo del computer. Si è dimostrato un utile trattamento riabilitativo per migliorare la vita dei malati di Parkinson.
Il Medical College della Georgia (USA) ha pubblicato recentemente i risultati di una ricerca riguardante gli effetti delle “Wii-hab” sulle persone affette dalla malattia di Parkinson.
Lo studio, della durata di otto settimane, ha interessato 18 persone che hanno giocato a Wii Sports, dedicandosi “virtualmente” a praticare pugilato e bowling, per un’ora al giorno, tre volte alla settimana per quattro settimane.
Al termine dello studio, i partecipanti hanno registrato un significativo miglioramento della rigidità, del movimento e delle abilità motorie oltreché una maggiore energia.
E’ stata anche registrata una riduzione del livello di depressione, spesso presente nelle persone affette dalla malattia di Parkinson.
“Posso onestamente sostenere che sono stato molto sorpreso dai rilevanti miglioramenti registrati nei malati parkinsoniani, in particolare sulla depressione, dopo un programma riabilitativo basato sul Wii Sports”, ha spiegato uno dei medici che ha partecipato allo studio.
“Il Wii consente ai pazienti di lavorare in un ambiente virtuale che è sicuro, divertente e pieno di motivazioni. I giochi richiedono percezione visiva e il coordinamento dei movimenti della mano e degli occhi, inoltre, i mo-vimenti sono in sequenza. Il Wii si può ritenere, quindi, uno strumento di notevole importanza per il trattamento del paziente parkinsoniano dal punto di vista della terapia occupazionale”.
I malati parkinsoniani possono ottenere dei benefici giocando con Nintendo Wii.
I videogiochi sono divertenti, costano poco, sono praticabili al domicilio ed influiscono positivamente sulla salute fisica e mentale.
Wii Fit è l’ultima rivoluzionaria creazione di Nintendo, tramite la quale conciliare l’allenamento da palestra con il divertimento di una console casalinga diventa finalmente possibile. Wii Fit è un software che permette di mantenersi in forma, grazie alla pedana tecnologica Wii Balance Board e a una vasta gamma di esercizi che il giocatore svolge con l’aiuto di una guida virtuale. La Wii Balance Board è la periferica venduta insieme a Wii Fit, che permette di eseguire la maggior parte degli esercizi previsti dal software. Si tratta di una tecnologica pedana wireless che, essendo in grado di percepire la pressione esercitata su di essa, consente di calcolare l’equilibrio del corpo rispetto al proprio baricentro e, dunque, ogni spostamento. I movimenti eseguiti dal giocatore hanno così un riscontro in tempo reale sullo schermo della TV, permettendo dunque di controllare la postura e la correttezza nell’esecuzione dell’esercizio nel modo mostrato dai personal trainer virtuali del software. Si tratta di una tecnologica pedana wireless che, essendo in grado di percepire la pressione esercitata su di essa, consente di calcolare l’equilibrio del corpo rispetto al proprio baricentro e, dunque, ogni spostamento.
I movimenti eseguiti dal giocatore hanno così un riscontro in tempo reale sullo schermo della TV, permettendo dunque di controllare la postura e la correttezza nell’esecuzione dell’esercizio nel modo mostrato dai personal trainer virtuali del software.
La Wii Balance Board può sostenere un peso massimo di 150 Kg e viene alimentata da quattro batterie stilo AA (incluse nella confezione).
All’inizio della prima sessione, la Wii Balance Board calcola il baricentro della persona, l’indice di massa corporea (BMI) e l’abilità atletica. In base a questi elementi viene assegnata l’età Wii Fit (variabile tra 2 e 99 anni).A questo punto, impostando l’indice di massa corporea che si vuole ottenere e il tempo in cui lo si vuole raggiungere, Wii Fit elabora un programma di allenamento personalizzato.
E’, altresì, facilissimo avere la traccia dei progressi fatti giorno dopo giorno sulla base dei grafici dettagliati relativi al proprio indice di massa corporea, peso od età Wii Fit.
Questi diagrammi includono le statistiche di tutti i fruitori di Wii Fit e sono accessibili anche dall’apposito Canale Wii Fit che, creato automaticamente la prima volta in cui viene inserito il disco nella console, rimane sempre disponibile. Gli esercizi di Wii Fit sono oltre quaranta e si dividono in quattro categorie: allenamento muscolare, yoga, aerobica e giochi di equilibrio. La maggior parte di essi necessita della Wii Balance Board, ma in alcuni è previsto l’uso del solo telecomando Wii e/o del Nunchuk.Sia per gli esercizi di yoga che per quelli di allenamento muscolare, la voce e l’immagine virtuale di un allenatore guidano il giocatore nella giusta performance delle posizioni e dei movimenti, che vanno eseguiti così come mostrati sullo schermo.
La sessione di training di Wii Fit non si limita al solo allenamento da palestra, ma spazia anche tra una serie di giochi divertenti (sportivi e non), ideali per essere eseguiti in compagnia di amici e di familiari di ogni età.
Gli esercizi di Wii Fit richiedono che il malato sia in piedi sulla pedana, mentre il Wii Sports si può fare da seduti o in piedi.
Si raccomanda, prima di utilizzare Wii, che i malati parkinsoniani siano esaminati da un fisioterapista per valutare l’equilibrio e la mobilità
Qualche mese fa mi è stata regalata la console Wii, con i giochi sportivi. Poco dopo è stata immessa sul mercato la Wii Balance Board, questa stupenda pedana tecnologica e da lì è iniziato il mio tour per tutti i negozi per cercare di acquistarla.
Quando finalmente la scorsa settimana mio marito si è presentato con la scatola in mano, sembravo una bambina con il suo nuovo giocattolo.
La prima cosa che ho fatto è stata quella di montarla e provarla. Gli esercizi sono divisi in: yoga, esercizi per l’attività muscolare, aerobica ed esercizi di equilibrio.
E’ un modo nuovo per incentivare il movimento.
La sto usando tutti i giorni per almeno 30 minuti, proprio come fosse una palestra.
Non so se utilizzandola la mobilità e l’equilibrio potranno migliorare ma, per quanto mi riguarda, ritengo che tutto ciò che agevola il movimento della persona sia una buona cosa.
Quando si dice “unire l’utile al dilettevole”.
Le console per videogiochi, progettate per offrire momenti di svago, nel loro uso concreto rivelano poi ulteriori potenzialità. Sempre più interattive, possono essere efficaci anche in campo medico, per particolari cure e terapie.
Ad esempio, nella riabilitazione dei pazienti con il morbo di Parkinson: lo rivela una ricerca dell’istituto di ricovero Fondazione Santa Lucia di Roma.
Il deficit di equilibrio, con il conseguente alto rischio di cadute, è un problema nella maggior parte dei malati di Parkinson. Per loro, la possibilità di andare incontro a seri eventi traumatici può essere cinque volte superiore rispetto agli anziani disabili. Importante, dunque, aiutare il paziente a mantenere la stabilità con un’adeguata riabilitazione, che è un completamento necessario della terapia farmacologica.
Entra così in campo la console per videogiochi.
Si tratta, in particolare, della Nintendo Wii: collegata a un televisore, produce effetti visivi corrispondenti ai movimenti compiuti, rilevati da un apposito telecomando e, nel caso dell’esperimento della Fondazione Santa Lucia, anche dalla “Balance Board” una pedana capace di monitorare il centro dell’equilibrio.
“La console è arrivata in casa mia in occasione delle festività natalizie e io stessa, provandola, ho verificato che è molto semplice comprenderne il funzionamento, e che attraverso dei giochi è possibile eseguire dei seri esercizi per l’equilibrio e per la stabilità posturale”, racconta Antonella Peppe, specialista in Neurologia, dirigente Medico dell’istituto Santa Lucia. Ecco dunque l’idea di avviare la sperimentazione in ospedale.
“All’inizio abbiamo preso in considerazione solo pazienti ricoverati in questa struttura che avessero un grado di malattia medio, collaboranti, senza grave deterioramento cognitivo, e capaci di mantenere la stazione eretta – precisa la dottoressa – Ora stiamo lavorando anche con pazienti più gravi”.
Tre i giochi risultati più idonei all’obiettivo di rafforzare l’equilibrio: “colpo di testa”, “bolla di sapone”,”corsa ad ostacoli”. Durante la sperimentazione, tra i pazienti si è rilevata una buona risposta e una maggiore stabilità posturale.
“Ricordo un primo paziente con una importante inerzia, che si rianimava di fronte ad un gioco che gli ricordava la sua attività principale, quella di preparatore atletico di una squadra di calcio – commenta la dottoressa Peppe – Abbiamo quindi iniziato uno studio strutturato che prevede l’utilizzo di varie scale di valutazione clinica, e che stiamo ora concludendo”.
Adesso i videogiochi sono usati abitualmente all’ospedale Santa Lucia.
“Naturalmente, e questo mi preme dirlo – sottolinea la dottoressa Peppe – la console è solo una parte del trial riabilitativo che noi proponiamo al paziente”.
Quali prospettive per il futuro? Secondo la dottoressa, l’esperienza si potrebbe estendere anche a pazienti con lesioni vascolari e con altre patologie neurologiche. Ipotizzabile anche l’idea di collaborare con altre strutture italiane per diffondere questo tipo di riabilitazione, e per confrontarsi sui risultati ottenuti.
Resta assodata la natura domestica con cui è nata la console.
Caratteristica, questa, su cui magari lavorare per offrire in futuro specifici piani di trattamento. D’altronde, commenta la dottoressa Peppe, il videogioco “È certo un ottimo strumento anche per la terapia domiciliare, magari con monitoraggio telefonico o di videochiamata”.
PER INFO: Il sito della Fondazione Santa Lucia IRCCS