CONSIGLI UTILI PER MUOVERSI MEGLIO
I malati di morbo di Parkinson hanno la tendenza a camminare flettendo in avanti il busto. Conseguentemente, tutto il peso del corpo viene a gravare sulla punta dei piedi. Ciò determina la tipica andatura del paziente parkinsoniano caratterizzata da brevi passi affrettati e strascicati, effettuati tenendo alzati i talloni e facendo forza sulla punta del piede.
Quando questo accade, occorre:
1. correggere la posizione del corpo cercando di mantenersi il più eretti possibile;
2. tenere i piedi distanziati fra di loro di almeno 25 centimetri. In questo modo, allargandosi la base di appoggio, migliora l’equilibrio;
3. concentrarsi per effettuare passi più lunghi, sollevando bene i piedi da terra (come se si dovesse marciare);
4. appoggiare per primo il tallone sul pavimento, quindi tutto il piede e per ultima la punta del piede;
5. fare oscillare in avanti il braccio opposto alla gamba in movimento: questo migliora il ritmo dell’andatura ed anche l’atteggiamento generale del corpo, eliminando l’impressione di impaccio e di rigidità. Si deve, perciò, evitare di tenere le mani in tasca o dietro la schiena.
E’ buona norma che il paziente parkinsoniano nel girarsi, mentre sta camminando, conosca (e, quindi, applichi) alcuni facili criteri che possano aiutarlo a muoversi con la massima tranquillità e con la migliore agilità.
Normalmente quando ci voltiamo, facciamo perno su un piede e sovrapponiamo le gambe l’una sull’altra.
La difficoltà del malato di utilizzare i propri automatismi motori può rendere l’azione del voltarsi piuttosto complicata. Per voltarsi, infatti, il paziente deve coordinare il movimento di entrambi gli arti inferiori e, nel medesimo tempo, deve organizzare mentalmente il cambio di direzione della propria marcia.
L’avvertenza di camminare percorrendo virtualmente un semicerchio, come se si dovesse aggirare un ipotetico ostacolo, costituisce il modo più sicuro oltreché semplice di voltarsi.
Durante l’effettuazione di questo semicerchio occorre prestare la dovuta attenzione per evitare che i piedi si sovrappongano. Per tale motivo dovrebbero essere tenuti sempre ben scostati fra di loro.
Un’altra utile accortezza da seguire è di valutare, prima di girarsi, l’ampiezza dello spazio a disposizione per agevolare maggiormente il movimento.
(Notiziario UP – Anno V – n.1)
Generalmente il paziente parkinsoniano presenta alcune difficoltà a sedersi ed a sollevarsi dalla sedia.
Sia sedersi che alzarsi da una sedia sono azioni complesse, costituite da una serie di movimenti successivi. Attraverso l’approccio fisioterapico, il paziente impara a scomporre in varie sequenze tali azioni e acquisisce (attraverso la loro ripetizione costante) la capacità di controllare un movimento alla volta.
PER SEDERSI
1) stare in piedi con la schiena rivolta alla sedia ed avvicinarsi ad essa fino a toccare, con la parte posteriore delle gambe, il margine stesso della sedia;
2) inclinare il corpo in avanti piegando le ginocchia;
3) posare le mani sui lati della sedia o sui braccioli o sulle ginocchia e sedersi lentamente.
PER ALZARSI
1) scivolare in avanti fino al bordo del sedile;
2) piegare il busto in avanti;
3) mettere un piede sotto la sedia (appoggiato sulla parte anteriore) e l’altro mezzo passo avanti, come se si dovesse partire per una gara di corsa;
4) posare le mani sui lati della sedia o sulle ginocchia o sui braccioli e, oscillando, spingersi energicamente in avanti.
Alcune volte è necessario effettuare diverse oscillazioni (in avanti ed indietro) prima di trovare la giusta spinta per alzarsi.
Può, altresì, risultare particolarmente utile pronunciare ad alta voce una frase ad effetto come “1-2-3- via!”.
1. Sedersi sul bordo del letto.
2. Piegare il busto su un fianco appoggiandosi al braccio utilizzato nel movimento e contemporaneamente portare le gambe sul letto.
3. Ruotare in posizione supina.
PER ALZARSI
1. Mettersi su un fianco con le gambe piegate.
2. Far scendere le gambe dal letto e contemporaneamente sollevare il busto aiutandosi con entrambe le braccia.
3. Appoggiare le mani alle ginocchia ed alzarsi.
Il “girarsi nel letto” può costituire una difficoltà quotidiana del malato parkinsoniano che, però, può facilmente superare eseguendo, in modo corretto, specifici movimenti. Si tratta di una sequenza di movimenti che consentono al paziente di effettuare questo cambio posturale con maggiore velocità e, soprattutto, con minore fatica fisica.
In fisio-chinesiterapia, infatti, il movimento del “girarsi nel letto” viene semplificato scomponendolo in varie e brevi sequenze motorie.
Attraverso la ripetizione assidua e costante di ciascuna di queste sequenze, il paziente apprende “come” e “cosa” fare per controllare volontariamente ogni singola sequenza fino ad arrivare ad un controllo completo e cosciente di tutto il movimento.
L’obiettivo prefissato è di far acquisire al malato la capacità di poter compiere ogni suo gesto in modo autonomo, simultaneo ed automatico, valorizzando le sue capacità motorie.
DA CORICATI GIRARSI A SINISTRA
1. Posizione di partenza. Il paziente è supino con le gambe distese;
2. Tenere distesi il braccio e la gamba sinistra (cioè il fianco su cui vogliamo girarci);
3. Girare la testa verso sinistra;
4. Alzare il braccio destro flettendolo verso sinistra. Con tale movimento la spalla destra si porta naturalmente verso sinistra;
5. Piegare la gamba destra dandosi una spinta con il tallone;
6. Portarsi sul fianco sinistro.
DA CORICATI GIRARSI A DESTRA
Effettuare gli stessi movimenti descritti iniziando a piegare il braccio e la gamba del lato sinistro per portarsi sul fianco destro.
(Notiziario UP – Anno IV – N. 3)
Quali sono i rischi in cui incorre il malato di Parkinson che guida una autovettura? E’ consigliabile ricorrere a particolari ausili che possano rendere maggiormente facile e sicura la guida oppure è più opportuno rinunciarvi completamente? Non esistono risposte specifiche al riguardo. Tale valutazione è assolutamente a carattere personale.
In alcuni pazienti, durante la guida i sintomi regrediscono o addirittura scompaiono, soprattutto il tremore.
Certamente guidare non è possibile quando sono presenti marcati fenomeni di “on-off”, cioè quando la terapia non riesce ad essere efficace con continuità lungo l’arco della giornata.
Una équipe di medici statunitensi ha effettuato una apposita indagine che ha coinvolto 28 persone affette da morbo di Parkinson impegnandole a guidare un’auto su un percorso simulato. L’obiettivo era quello di osservare le reazioni dei pazienti di fronte a diversi ed inaspettati ostacoli che questi avrebbero incontrato lungo tale percorso.
Il gruppo di persone oggetto dello studio era costituito da malati che rispondevano ottimamente al trattamento farmacologico e non presentavano effetti collaterali.
I risultati non sono stati incoraggianti.
E’ stata rilevata una scarsa resistenza fisica del malato alla guida dell’autovettura nonché una ridotta capacità di reazione di fronte alle diverse ed improvvise difficoltà simulate.
Da tale studio è risultato che la distanza di sicurezza, misurata sui tempi di reazione del paziente parkinsoniano, dovrebbe essere aumentata di oltre un terzo rispetto a quella obbligatoria.
(Da: The American Parkinson Disease Association, Inc. – APDA – New York – Fall 1993)
SALIRE E SCENDERE DALL’AUTOVETTURA
Salire e scendere da un’autovettura può, a volte, risultare non troppo agevole per il paziente parkinsoniano. E’ importante, allora, che lo stesso paziente acquisisca alcune tecniche aventi l’obiettivo di razionalizzare nonché migliorare l’effettuazione di questi movimenti.
Prima di tutto occorre che l’auto sia parcheggiata lontano dal marciapiede. Il paziente potrà in tal modo muoversi più agevolmente e sarà maggiormente facilitato a salire oltreché a scendere dall’automezzo.
Il paziente dovrà, poi, sedersi nella parte dell’auto (sedile anteriore oppure posteriore) in cui ritiene di potersi sentire più a suo agio.
PER SALIRE IN AUTO (fig. 1)
1) Giratevi con le spalle verso l’autovettura;
2) Toccate, appena, con le gambe il bordo della macchina;
3) Sedetevi;
4) Portate contemporaneamente, all’interno dell’auto, entrambe le gambe.
PER SCENDERE DALL’AUTO
1) Portate contemporaneamente le gambe verso l’esterno;
2) Una volta fuori dall’auto ambedue le gambe, alzatevi.
Nel caso in cui il sedile dell’autovettura sia troppo basso, sarà opportuno migliorarne l’altezza utilizzando adeguati cuscini. In questo modo il malato sarà maggiormente facilitato a scendere dalla macchina.
(Da: “Be independent” A guide for people with Parkinson’s Disease – APDA – The American Parkinson Disease Association, Inc. – New York)
Dopo 15/20 anni di malattia in molti pazienti parkinsoniani viene spesso riscontrato un lento peggioramento della loro capacità di mantenersi in equilibrio. Questa situazione induce, molte volte, i pazienti ad utilizzare una sedia a rotelle.
Quando si verifica il “freezing”, cioè un blocco motorio improvviso e transitorio che insorge durante il movimento, il malato, in quel momento, non viene più a trovarsi, di fatto, in una situazione di equilibrio. Il malato, in genere, si blocca sulla punta dei piedi, con le ginocchia piegate e il corpo inclinato in avanti.
In questa posizione, ogni ulteriore movimento dei piedi potrà solamente peggiorare la sua stabilità, facendolo barcollare.
Per ritrovare l’equilibrio il malato dovrà avere l’avvertenza di effettuare i seguenti movimenti:
– posare i talloni al suolo;
– raddrizzare le ginocchia e tenersi eretto il più possibile.
Dovrà, inoltre, porre particolare attenzione a non piegarsi all’indietro nel momento in cui appoggia i talloni al suolo.
I fenomeni di blocco motorio possono insorgere improvvisamente. Possono comparire, ad esempio, all’inizio della marcia.
Esiste un tempo di latenza (in genere breve) tra il desiderio di avviarsi e la realizzazione del movimento.
Il malato appare come incollato al suolo per la difficoltà di iniziare a camminare.
Anche attraversare una porta, alzarsi dal letto, dalla sedia,incontrare un oggetto inatteso nel proprio campo visivo durante la marcia (sedersi sulla sedia davanti al medico) possono scatenare nel malato un blocco motorio (“freezing”).
Il “freezing” si manifesta in tutti quei casi in cui il malato si trova nella difficoltà di dover coordinare mentalmente e simultaneamente diversi programmi motori.
In quelle situazioni, cioè, nelle quali si trova a dover compiere delle scelte (cambiare direzione; da una posizione eretta sedersi o viceversa, …).
Il meccanismo che determina questo disturbo neuropsicologico non è perfettamente noto.
Si può, comunque, cercare di fornire una attendibile spiegazione al perché sia più facile, per il paziente parkinsoniano, camminare lungo un sentiero accidentato piuttosto che sul pavimento liscio e senza barriere della propria casa.
I sassi del viottolo costituiscono dei punti di riferimento che aiutano il paziente ad effettuare spontaneamente e obbligatoriamente la giusta scelta durante il proprio cammino (allungare il passo per saltare una pozzanghera, ecc.) senza impegnarlo in un cambio volontario di programma.
Generalmente, il neurologo consiglia “il cammino” come uno dei migliori esercizi per il paziente parkinsoniano: “Se cammini ogni giorno, sarai in grado di camminare insieme al Parkinson il più a lungo possibile”.
ALCUNE TECNICHE PER SBLOCCARSI
– Oscillate da una parte all’altra spostando il corpo prima su un lato e poi sull’altro.
Quando vi sentite pronti a muovervi fate un passo appoggiando al suolo il tallone e poi la punta del piede. Vi sarà di aiuto ripetere “tallone per primo” oppure “battete” il tallone sul pavimento.
– Se camminate lungo il marciapiedi prendete come riferimento le linee della pavimentazione, vi potranno aiutare ad avanzare speditamente.
– Se siete accompagnati da una persona questa potrà aiutarvi mettendo un piede davanti al vostro.
Sorpassatelo.
Con questo movimento è possibile che riusciate a sbloccarvi e ad iniziare nuovamente a camminare.
(“Vivere con la malattia di Parkinson” della Sandoz-Wander Pharma SA- Berna)